Il mese di agosto si apre oggi con una certezza: almeno per l’Italia sarà un altro mese caldissimo. Ovviamente, speriamo tutti non da un punto di vista climatico, dopo il peggior luglio che si ricordi. L’approssimarsi delle elezioni ci riserverà un mese diverso dal solito, con un clima politico che diventerà giorno dopo giorno più rovente, in cui qualsiasi accadimento diventerà fonte di polemiche se non di programmi elettorali.
Intanto, però, un po’ a sorpresa, il nostro Paese di gode i dati relativi al secondo trimestre, con un PIL cresciuto ben oltre le aspettative.
Infatti, nel periodo aprile-giugno, il nostro prodotto interno lordo è cresciuto dell’1%, ben al di sopra delle migliori stime, che lo posizionavano ad un già ottimistico 0,4/0,5%. Una crescita quindi doppia, che porta il risultato sullo stesso periodo di 12 mesi fa ad un + 4,6%, dato tra i migliori in Europa (siamo superati solo dalla Spagna, con + 6,3%, e dal Portogallo, a + 6,9%). L’altro aspetto positivo è che con il rialzo di aprile-giugno, la crescita già acquisita per l’anno in corso è pari al 3,4%, vale a dire 3 decimali in più rispetto a quanto previsto dal DEF (Documento di Economia e Finanza; soltanto un mese fa il 2,9/3% sembrava un miracolo).
Con questo dato, il PIL italiano finalmente chiude il gap con quello antecedente il Covid.
La crescita, però, almeno per il momento non è “lineare”. Infatti, a trascinare la crescita sono stati soprattutto 2 settori, vale a dire l’edilizia, favorita dal 110%, e i servizi, con in testa turismo e ricettività, come dimostrano i dati di questa estate, con oltre 30 milioni di italiani in vacanza e il nostro Paese invaso dai turisti stranieri. Un altro “contributore positivo” è l’industria, per quanto soffra per la lentezza della “supply chain” e la crisi delle forniture energetiche. Dati meno positivi, invece, sul fronte della domanda, con quella interna comunque in crescita, seppur frenata dall’inflazione, mentre quella estera contribuisce negativamente.
Dati che, però, devono invitare ad una riflessione.
Se si è arrivati a tali percentuali di crescita, assolutamente inaspettate vista la situazione congiunturale e geopolitica (ricordiamoci che c’è sempre una guerra in corso, anche se le ormai imminenti vacanze tendono a farcelo dimenticare….), il merito principale va forse attribuito agli aiuti pubblici, pari, dall’inizio dell’anno, a oltre € 33MD (e quindi all’1,8% circa del PIL). Lo conferma, peraltro, in maniera chiara lo stesso Ministero del Tesoro, quando dichiara che l’economia italiana è stata sostenuta dai numerosi provvedimenti adottati e previsti dalla Legge di Bilancio per l’anno in corso.
Ecco perché il PNRR è e sarà ancora centrale per l’Italia.
Ad oggi il nostro Paese ha ricevuto, tra prefinanziamento e 1° rata, € 45,9MD, e altri € 21MD sono in arrivo per gli obiettivi raggiunti a giugno.
Ne mancano, quindi, circa 124,6. Ad inizio 2023 dovremmo riceverne altri 19 se saremmo in grado di raggiungere gli obiettivi (55, si va dalla giustizia tributaria alla spending review alla digitalizzazione della Pubblica Amministrazione all’Istruzione etc etc) previsti per il 2° semestre dell’anno. E’ utile sapere che circa il 26,8% dei Fondi del Recovery Plan (51,3JMD su 191,5) serve per finanziare (e permettere la riuscita) dei programmi già previsti prima del PNRR. Misure che, ovviamente, rimarrebbero, ma che, ovviamente, a quel punto graverebbero sui contribuenti italiani, con un aggravio non da poco delle finanze pubbliche.
Il mese che si è appena chiuso, verrà ricordato, a livello globale, non solo per il caldo torrido, ma anche perché, con il rialzo dell’1,4% di venerdì dello S&P 500, è stato il miglior mese di luglio dal 1939, con una crescita dal 9,1%, smentendo, quindi, almeno per ora, il famoso “sell in May and go away”.
Un trend che sembra confermato questa mattina dall’andamento dei mercati asiatici: Nikkei + 0,69%, Sghanghai + 0,18%, Hong Kong + 0,12%.
L’economia cinese, peraltro, continua una crescita più lenta del solito, appesantita dai recenti lockdown, con l’indice PMI addirittura calato sotto i 50 punti che segnano il confine tra la crescita e la contrazione.
Futures al momento negativo sulle 2 sponde dell’Oceano, cin perdite intorno allo 0,5%, un po’ più alte in Europa.
In calo le materie prime: petrolio (WTI) a $ 97,51 (- 1,23%), gas naturale Usa a $ 7,94 (- 3,68%).
Scende anche l’oro, per quanto rimanga per oltre la soglia dei $ 1.700 (1.766).
Spread a 228,6bp, con il BTP ad rendimento vicino al 3,15/3,20%.
Treasury a 2,67%.
€/$ che sembra aver trovato, per il momento, un punto di equilibrio intorno all’1,020.
Bitcoin a $ 23.210, – 2,36%.
Ps: e quindi pare che la più famosa eruzione della storia, quella che nel 79 d.c. seppellì Pompei, sia avvenuta in una data diversa rispetto sino a quanto ritenuto sino ad oggi. Non tra il 24 e il 25 agosto, bensì 2 mesi dopo, tra il 24 e il 25 ottobre. A stabilirlo uno studio dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, insieme ad alcune università italiane e straniere. Complesso l’insieme degli elementi esaminati che comprendono dati storici, statigrafici, sedimentologici, petrologici, geofisici, paleoclimatici e di modellazione dei processi magmatici ed eruttivi. Visti aspetti scientifici così “noti”, sfido trovare qualcuno che possa dimostrare il contrario….